Fondamentale la qualità ecologica del territorio per garantire resilienza economica e competitività alle imprese.

In un momento in cui la crisi ecologica come quella climatica mettono a repentaglio il patrimonio naturale, ovvero la biodiversità e gli ecosistemi, ecco una nuova rete italiana di aziende che si impegnano per affrontare il problema della natura.

Si tratta del Nature Positive Network, il network italiano di imprese impegnate concretamente in azioni a favore della natura, su iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Po, che riunisce già 21 imprese con l’obiettivo di coninvolgerne sempre di più.

Il Network intende contribuire alla diffusione in Italia di un’economia nature positive, capace di migliorare lo stato di conservazione degli ecosistemi e l’adattamento del nostro territorio ai cambiamenti climatici, creando le condizioni per una economia più resiliente e competitiva.

Le aziende che hanno aderito alla rete sono: 3Bee, A2A, Alce Nero, Carbonsink, Chiesi Farmaceutici, Davines Group, Ecomondo-IEG Group, Ferrovie dello Stato, Fondazione Caetani, Fondazione Capellino, Fondazione Cariplo, greenApes, Iren, Saviola, Lombard Odier, Lush, Mutti, Nativa, Novamont, Palm, Simbiosi.

Secondo una stima del Word Economic Forum, 44 trilioni di dollari di valore aggiunto dipendono strettamente o moderatamente dai Servizi Ecosistemici e sono quindi messi a repentaglio dalla perdita di biodiversità. Il collasso degli ecosistemi è considerato uno dei principali rischi per il business nei prossimi 10 anni.

Per affrontare questa sfida, istituzioni internazionali, Governi e numerose imprese si stanno impegnando a transitare verso un’economia nature-positive: l’obiettivo è fermare la perdita di biodiversità e invertirne la rotta, così da raggiungere entro il 2030 un saldo positivo nei confronti della natura. Peraltro, investire in natura può essere anche molto conveniente.

Sempre secondo il WEF, l’implementazione su scala globale di politiche e iniziative per la tutela e il recupero dei sistemi naturali potrebbe portare alla creazione di 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030 e generare circa 10 trilioni di dollari di nuovo valore aziendale annuale.

Più recentemente la Commissione Europea ha dichiarato che “gli investimenti nel ripristino della natura aggiungono da 4 a 38 euro di valore economico per ogni euro speso”.

“Il preoccupante peggioramento della crisi climatica e i rapidi tassi di riduzione del capitale naturale – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile- possono essere affrontati con un approccio più efficace perché coordinato e integrato, in un’ottica nature positive. Il nuovo Regolamento europeo sul Ripristino della natura, appena approvato in via definitiva, prescrive l’obbligo di ripristinare un buono stato ecologico per gli ecosistemi degradati, con obiettivi fissati al 2030,2040 e 2050. Con obiettivi che coinvolgono gli ecosistemi agricoli, forestali, marini, con l’obbligo di ripristino della connettività naturale dei fiumi e delle funzioni naturali delle relative pianure alluvionali e con la previsione della messa a dimora di tre miliardi di nuovi alberi nell’Unione europea entro il 2030. Questo nuovo Regolamento e l’attuazione dei piani nazionali di ripristino richiedono un preciso monitoraggio delle situazioni di degrado degli ecosistemi e della biodiversità, un maggiore impegno nelle misure di ripristino che coinvolgeranno i nostri territori, diverse attività anche economiche, che richiederanno un ruolo più attivo anche delle nostre imprese”.

Per partecipare al Network è sufficiente mettersi in contatto con il team della Fondazione inviando una mail di richiesta a info@naturepositivenetwork.net

Per maggiori informazioni, visitare il sitowww.naturepositivenetwork.net

Photo Credit: Depositphotos.

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