Già promossi impegni per il recupero, entro il 2030, di 1 miliardo di ettari di aree degradate, arrivando a dimezzarle entro il 2040.  La situazione in Italia è allarmante, forte l’impegno di ISPRA.

La desertificazione del territorio italiano mostra in maniera preoccupante gravi segni di degrado: dall’erosione salinizzazione, dalla compattazione alla contaminazione e all’impermeabilizzazione.

I principali indicatori adottati dalle Nazioni Unite per poter arrivare a calcolare le aree degradate, quindi stato e copertura del suolo, di produttività e di contenuto di carbonio organico, ci dicono compromesso e in stato di degrado il 17,4% della superficie nazionale, con aree distribuite su tutto il territorio.

Oggi, 17 giugno, si celebra la Giornata Mondiale per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità e si ricorda l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione, di cui quest’anno ricorre il trentesimo anniversario.

La giornata rappresenta l’occasione non solo per promuovere la consapevolezza dei complessi problemi legati al degrado del suolo e alla desertificazione e agli effetti della siccità, ma anche per stimolare l’adozione di soluzioni per invertire questi processi.

Quest’anno la giornata è dedicata a sollecitare tutte le parti coinvolte ad adottare modelli di gestione sostenibile del territorio, con lo slogan “Uniti per la terra: la nostra eredità. Il nostro futuro”.

Uscendo dai confini nazionali e guardando alla situazione globale, l’immagine proposta dalla Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD), ci dice che ogni secondo l’equivalente di quattro campi da calcio di terreno sano viene degradato, per un totale di 100 milioni di ettari ogni anno e sono già stati promossi impegni per il recupero di 1 miliardo di ettari di aree degradate entro il 2030.

Tra le iniziative politiche più rilevanti, i paesi del G20 hanno dichiarato la volontà di arrivare a dimezzare le aree degradate entro il 2040.

Secondo quanto ha dichiarato Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’UNCCD: “Fino al 40% del territorio mondiale è già degradato, colpendo quasi la metà dell’umanità. Eppure, le soluzioni sono sul tavolo. Il ripristino del territorio fa uscire le persone dalla povertà e rafforza la resilienza ai cambiamenti climatici. È tempo di unirsi per la terra e mostrare il cartellino rosso alla perdita e al degrado della terra in tutto il mondo”.

Il degrado del territorio e la desertificazione – che ne rappresenta il suo livello più grave – stanno avanzando in tutto il mondo, aggravati dagli effetti dei cambiamenti climatici su suoli già fortemente compromessi da un utilizzo non sostenibile.

A rischio sono i servizi essenziali per la vita umana che il suolo offre, in primo luogo la produzione agricola, ma anche la capacità di contenere i corsi d’acqua e contribuire alla gestione delle risorse idriche e di conservare in maniera permanente la CO2 in eccesso.

Anche l’Agenda 2030 riconosce la gravità dei problemi e la necessità di agire, tra i traguardi dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15.3, si richiamano i Paesi a adottare le opportune iniziative per raggiungere una situazione di neutralità del degrado del suolo attraverso la promozione di pratiche per la sua protezione e gestione sostenibile e per il recupero delle aree già degradate.

L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è da tempo impegnato nell’analisi dei dati relativi al degrado e della desertificazione del territorio e del suolo e partecipa a progetti nazionali ed internazionali.

Negli ultimi anni, ha avviato specifici progetti volti alla definizione dei modelli per la valutazione delle capacità di risposta al degrado e di ripristino dei suoli degradati, ad esempio attraverso la partecipazione al progetto NewLife4Drylands, nel cui ambito sono stati applicati e valutati gli effetti dell’adozione di Nature based Solutions in sei casi studio e in altrettante aree.

È poi in fase di avvio la partecipazione come partner al progetto Horizon Europe MONALISA, tra i cui obiettivi è prevista l’identificazione di un indice di rischio di desertificazione per le aree maggiormente problematiche nel bacino del Mediterraneo ed in altri paesi europei, oltre alla realizzazione di casi studio di azioni per la protezione e lo sviluppo sostenibile del territorio.

A fianco dei Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), contribuisce attivamente all’attuazione della UNCCD a livello nazionale e internazionale, tra cui le valutazioni e le analisi per la partecipazione dell’Italia al programma della UNCCD “Land Degradation Neutrality Target Setting” per la definizione delle misure associate al raggiungimento della neutralità del degrado del suolo, avviato dal MASE.

Inoltre, predispone i rapporti periodici alla UNCCD per la valutazione dei suoi indicatori tra cui il degrado, la siccità e indicatori socio economici. Sempre in ambito internazionale, l’ISPRA ricopre un ruolo di rilievo nella preparazione e nello svolgimento delle Conferenze delle Parti, la cui sedicesima sessione (COP 16) si svolgerà a Riyadh a dicembre 2024.

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