L’infezione intestinale è una problematica molto fastidiosa. La causa è un’eccessiva peristalsi intestinale, che a sua volta porta un malassorbimento dei liquidi da parte dell’intestino.
Capita a molte persone di soffrirne almeno una volta, per cause momentanee; in altri casi, invece, si parla di infezione intestinale acuta (comunemente chiamata diarrea) (persistente, ma della durata inferiore alle due settimane) oppure cronica (se è presente per almeno un mese). Oltre a essere molto fastidiosa, l’infezione intestinale potrebbe essere un’avvisaglia di una patologia più seria, specie se associata ad altri sintomi.
Gastroenterite
Tra le cause di diarrea più comuni c’è la gastroenterite, ovvero un’infezione intestinale che colpisce sia i bambini che gli adulti. La gastroenterite può essere causata da alcuni virus, oppure batteri (contenuti, spesso, nel cibo contaminato) o, ancora, da parassiti, trasmessi attraverso acqua contaminata, spesso durante un viaggio, specie nelle zone con scarsa igiene. In questo caso, si parla di “diarrea del viaggiatore”. Per poter intervenire subito e curare al meglio questo problema, è bene, prima di tutto, comprendere come riconoscere la gastroenterite e come affrontarla.
Le infezioni intestinali causano disidratazione, quindi il suggerimento principale per trattarle è reintegrare i liquidi bevendo molto. Inoltre, non bisogna digiunare, ma occorre seguire un’alimentazione caratterizzata da cibi particolarmente digeribili (pane, riso, pesce magro, carne bianca, pere e mele). Potrebbe anche essere utile consumare alimenti ricchi di probiotici, come lo yogurt. Se, però, la gastroenterite non passa dopo alcuni giorni, bisogna rivolgersi a un dottore.
Sindrome dell’intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile è una problematica che colpisce circa il 10% della popolazione (specialmente di sesso femminile, tra i 20 e i 50 anni). Oltre ai dolori addominali, la sindrome dell’intestino irritabile causa diarrea, dovuta all’alterazione delle funzioni dell’intestino.
Le cause di questa sindrome possono essere molteplici, dai fattori psicosociali a quelli biologici, fino all’utilizzo di alcuni farmaci. Dopo la diagnosi di questa problematica, è necessario cambiare stile di vita, in modo da rendere le funzioni intestinali più regolari.
È consigliabile rivolgersi a un medico per modificare le proprie abitudini alimentari ed eliminare dalla dieta i cibi che causano un accumulo di gas (lattuga, legumi, bevande gassate, broccoli, piselli ecc.) ed eventualmente assumere alcuni integratori. Un altro consiglio utile è quello di praticare attività fisica con regolarità.
Celiachia
La celiachia è una patologia intestinale (nello specifico è un’enteropatia auto–infiammatoria permanente) scatenata dall’assunzione di cibi contenenti glutine nei soggetti predisposti.
Il glutine è presente nella maggior parte degli alimenti tipici della dieta mediterranea, come la pasta, il pane e la pizza, prodotti con il frumento. La risposta immunitaria dell’intestino causa un’infiammazione cronica e di conseguenza la scomparsa dei villi intestinali, che permettono di assorbire i nutrienti assunti mediante l’alimentazione.
Per questo motivo, è necessaria una diagnosi precoce, al fine di evitare complicanze come la malnutrizione.
Tra i sintomi della celiachia ci sono, oltre alla diarrea, anche la perdita di peso, il gonfiore addominale associato ai dolori, e nei bambini il rallentamento della crescita. Con un cambiamento dell’alimentazione che prevede la rimozione degli alimenti contenenti glutine dalla dieta, anche i sintomi vengono meno.
Colite ulcerosa
Un’altra malattia che provoca diarrea è la colite ulcerosa, che rientra tra le malattie infiammatorie croniche dell’intestino assieme alla malattia di Crohn. Si tratta di un’infiammazione delle pareti dell’intestino, sviluppata principalmente nell’ultimo tratto dell’organo.
Le cause della colite ulcerosa possono essere molteplici: predisposizione genetica, malfunzionamento del sistema immunitario, fattori ambientali, ecc. Inoltre, questa malattia colpisce in genere le persone con meno di 30 anni, anche se in alcuni casi può manifestarsi dopo i 60 anni, e il rischio è maggiore se si ha un familiare che ne soffre.
Per trattare il problema, è necessario rivolgersi a un medico, al fine di individuare la giusta terapia farmacologica e attenuare anche i sintomi.