Da qualche anno si tiene il congresso Future Respect che ha come obiettivo quello di promuovere la cultura della sostenibilità tra aziende, consumatori ed esperti

La realtà della trasformazione sostenibile in atto tanto presso le Imprese quanto presso i Cittadini Consumatori ha preso una forma concreta con il Congresso FUTURE RESPECT, tenutosi a Roma nel mese di giugno, dove sono state messe a confronto le migliori pratiche e i casi di successo, le criticità e le strade possibili per la nuova normalità dello sviluppo, che in Italia stenta a decollare.
Oggi tiriamo le somme dopo trenta giorni di consultazioni. Tutte le 85 le pratiche presentate sono esemplari per la trasformazione sostenibile, messe a vantaggio di tutti. Gli 85 interventi sono stai sottoposti alla valutazione di due giurie oltre al voto online aperto a tutti.

La domanda è stata: quale prestazione avete preferito per efficacia e originalità del contenuto e della comunicazione?

I 4.128 VOTI ONLINE hanno ritenuto migliori le prestazioni di Asdomar – Generale Conserve, Oleificio Zucchi e Winni’s Naturel – Madel (tra le Imprese); Ater Trieste, Caes – Consorzio Assicurativo Etico Sociale, e Fondazione Italiana Linfomi (nel Terzo Settore).

Quali indicazioni sono emerse per favorire l’affermazione della cultura della Sostenibilità?

Va subito evidenziato che la trasformazione sostenibile riguarda ancora un frammento del sistema produttivo; neanche l’1% delle Imprese con più di 10 dipendenti (200.000) redige un Bilancio di Sostenibilità impegnandosi nella trasformazione sostenibile.

Paradossale è invece il fatto che una pubblicità su cinque, oggi, contiene la parola sostenibilità senza rappresentarne il significato nel suo complesso. Una sproporzione tra la realtà e il marketing, un rischio reputazionale che aumenta con la consapevolezza dei Cittadini Consumatori. In pratica una comunicazione ingannevole perché non ha riscontro in maniera concreta e dimostrata; gli impatti sono perlopiù autoreferenziali; piuttosto diffusa la fallacia che confonde le idee; insomma informazione che non fa bene, non aiuta.
Il fatto che l‘essere sostenibili sia un requisito sempre più apprezzato ne può comportare la strumentalizzazione con superficialità, l’abuso in troppi casi, con una comunicazione tendenzialmente ingannevole che rischia di oscurarne la vera portata e inflazionarne il significato.

E i consumatori?

La maggioranza dei Cittadini Consumatori (73%) è scettica sul reale impegno delle Imprese per la trasformazione sostenibile, l’82% non ritiene sincera e trasparente la comunicazione delle Imprese, il 61% valuta inadeguata la relazione che intrattengono con il servizio clienti; mentre il 54% comincia a maturare l’idea che le scelte di acquisto nel tempo saranno fortemente influenzate dalla valutazione dei loro impatti su ambiente, comunità ed economia neanche 2.000 Imprese redigono un Bilancio di Sostenibilità.
Un altro paradosso messo in luce è che ancora solo una minoranza dei Cittadini Consumatori ha cognizioni sufficientemente chiare della sostenibilità; la maggioranza di questa minoranza riduce la sostenibilità all’ambiente e considera il rischio ambientale prevalentemente come climatico e idrogeologico. Molto meno, il 12% è preoccupato per l’inquinamento di acqua, aria e suolo, ancora meno per la solidarietà e la legalità.


In definitiva c’è molto da fare! Un vuoto che il Congresso Future Respect ha cominciato a colmare, creando una innovativa occasione per uno scambio di idee e un confronto di esperienze per promuovere la cultura della Sostenibilità tra tutti gli interessati: economia pubblica e privata, terzo e quarto settore, cittadini consumatori, esperti; l’intento è quello di affermare la trasformazione sostenibile del modo di produrre e consumare.

Tra i molteplici temi e le diverse proposte ricordiamo quelle che hanno trovato consenso generale:

Chiudiamo con due definizioni ricorrenti nel corso del Congresso:

La sostenibilità è la chiave del futuro, noi oggi utilizziamo questa chiave come decorazione da mettere al collo, per mostrarla. Così si rischia di bruciare il significato complesso e profondo dell’essere sostenibili, fondamentale per la difesa del futuro.


– Possiamo definire una Impresa sostenibile quando è: solida (crea valore per sé e per gli stakeholder in una prospettiva di medio-lungo periodo; un valore maggiore di quello prelevato al suo esterno), per bene (crea valore senza vizi occulti, danni collaterali o rischi non calcolati, nel rispetto della legalità), lungimirante (guarda la futuro, con una programmazione equilibrata e aperta all’innovazione), generosa (condivide parte del valore creato con chi le permette di prosperare).

Leggi anche


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *