Ma chi è l’autore del bestseller “Elegia americana” (da cui è stato tratto un film), che racconta senza indulgenza (ma anzi con un amorevole orgoglio di appartenenza) il proletariato bianco degli Stati Uniti? Ecco quello che c’è da sapere.

Donald Trump, a pochi giorni dall’attentato alla sua vita avvenuto sabato 13 luglio da cui resta ferito durante un comizio, non rinuncia a dominare la scena americana. Difatti nel giro di tre giorni cambia tutto. Il 15 luglio nel corso della convention dei repubblicani, nomina J.D. Vance giovane senatore dell’Ohio emerso dall’inferno della società post-industriale, come suo candidato alla vicepresidenza Usa in vista delle presidenziali di novembre 2024.

J.D. Vance, scrittore e politico repubblicano finora era conosciuto soprattutto per essere l’autore di Elagia americana, un memoir molto letto e apprezzato uscito nel 2016 negli Stati Uniti e pubblicato in seguito anche in Italia da Garzanti, nella traduzione di Roberto Merlini.

Nelle ultime ore, Elegia americana è tornato protagonista delle classifiche americane proprio grazie a Donald Trump.

Il 39enne J.D. Vance nato in una contea povera il 2 agosto 1984 a Middletown, Ohio, dopo il diploma si arruola nei Marines e presta servizio in Iraq. Laureatosi in legge a Yale, di fede democratica, va a lavorare in California per il finanziere Peter Thiel, di destra trumpiana.

Diviene famoso al grande pubblico quando, nel 2016, quando scrive il suo libro Elegia americana da cui è stato tratto anche un film nel 2020 (diretto da Ron Howard e interpretato da Amy Adams e Glenn Close) scalando le classifiche dei best seller. Netflix ne prende i diritti per un film uscito nel 2020. Nel 2022 si candida al Senato e, grazie all’appoggio finanziario di Thiel, vince un seggio per l’Ohio.

Soprattutto quando pubblica il suo libro ancora non sa che Donald Trump avrebbe vinto le elezioni del 2017.

Elegia americana, il libro

J.D. Vance, da Elegia americana a candidato vicepresidente di Trump
Foto @Ufficio stampa

Il titolo originale, Hillbilly Elegy, coglie l’essenza del tema centrale del libro: hillbilly è il termine dispregiativo con cui vengono identificati gli americani di estrazione socio-culturale più semplice, soprattutto se provenienti da regioni rurali, e in particolari dalle zone dei Monti Appalachi.

E la famiglia di Vance proviene oroprio da lì. Elegia americana è l’autobiografia dei primi 32 anni di vita di J.D. Vance. I nonni di J.D. sono poveri quando emigrano giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore.

Ma quel sogno di benessere e riscatto è solo sfiorato, perché prima di diventare uomo, il loro nipote lotterà a lungo con la miseria e la violenza domestica: una madre tossicodipendente, patrigni nullafacenti che si susseguono uno dopo l’altro, vicini di casa alcolisti capaci solamente di sopravvivere con i sussidi e lamentarsi del governo, in una regione in cui i tassi di disoccupazione sono sempre più alti e l’abbandono scolastico è alle stelle.

Eppure, quella che J.D. Vance racconta senza indulgenza ma con un amorevole orgoglio di appartenenza non è l’eccezione ma è la storia, in filigrana, di un Paese intero, del proletariato bianco degli Stati Uniti.

Elegia americana celebra un’America silenziosa e dà voce a quella classe operaia di bianchi degli Stati Uniti più profondi che un tempo riempiva le chiese, coltivava le terre e faceva funzionare le industrie.

Quell’America di uomini bianchi diventati poi arrabbiati, impoveriti dalla deindustrializzazione, frustrati da una povertà desolante, in cui dominano valori culturali violenti, misogini e xenofobi.

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