(Adnkronos) – Mentre il Parlamento si divide su una bozza del nuovo Piano pandemico 2024-2028, sono passati oltre 1.400 giorni dal ricovero della coppia cinese di Wuhan all'Inmi Spallanzani di Roma, Wuhan Xiangming Liu e Yamin Hu in gita nel nostro Paese ma con il Sars-CoV-2 nel proprio corpo. Il 29 gennaio l'Italia faceva i conti con il nuovo virus ribattezzato poi Covid, oggi dopo 4 anni abbiamo imparato a conoscere le decine di varianti dai nomi più assurdi, da Centaurus a Kraken. Quattro anni 4 fa la coppia fu soccorsa in un albergo del rione Monti al centro di Roma. Il marito appena ricoverato mostrava una polmonite interstiziale bilaterale, la moglie aveva all’inizio sintomi lievi, ma entrambi si sono aggravati in poco tempo. La coppia venne fu sottoposta a una terapia a base di antivirali combinati e antinfiammatori. Dopo quasi 3 mesi, dopo aver fatto la riabilitazione tra marzo e aprile al San Filippo Neri, vengono dimessi il 21 aprile per tornare in Cina.  
In questi 4 anni abbiamo conosciuto sempre meglio il Covid e la sua forza. Dopo il 2020-2021 quando il virus ha picchiato duro con tanti casi e decessi nel mondo, i sacrifici per affrontare lockdown, la mascherina obbligatoria e la Dad per fermare nei primi mesi del 2020 la diffusione dei contagi, con l'arrivo dei vaccini a mRna, gli antivirali, la sanità pubblica è riuscita a contenere e gestire la malattia. La scienza è andata veloce per rispondere al nuovo virus arrivato dalla Cina e i risultati si sono visti. Le ondate degli anni successivi 2022 e 2023 hanno fatto salire i contagi soprattutto in inverno ma mai hanno messo in difficoltà le terapie intensive. Stiamo convivendo, come molti avevano previsto già in tempi non sospetti, con il Covid. Una endemia, un rumore di fondo del virus che ci porteremo ancora a lungo. L'eredità di questi quattro anni nei quali la parola pandemia è diventata una costante della nostra vita prende forma nelle azioni di prevenzione che le istituzioni nazionali e internazionali, dall'Oms agli Ecdc, stanno elaborando per una prossima 'malattia X', ovvero una prossima pandemia.  
In Italia uno dei pochi a mantenere una linea di ottimismo e fiducia nella scienza e negli italiani anche momenti più cupi dell'emergenza è stato Francesco Vaia, allora direttore dello Spallanzani e oggi alla guida della Prevenzione del ministero della Salute. "Momenti indimenticabili che hanno lasciato il segno in tante cose e che hanno tracciato il solco per il futuro. Un futuro che abbiamo intravisto da subito. Andare oltre la pandemia – afferma Vaia all'Adnkronos Salute – è stato il messaggio che abbiamo lanciato dalla fontana dell'istituto i miei colleghi ed io appena avuto consapevolezza dell'andamento epidemiologico. Il solco è tracciato e tanti semi sono gettati. Mai più impreparati – rimarca il direttore – mai più senza strumenti e presidi, mai più un'Italia lunga e stretta, differenziata nell'offerta di salute".  "Fare sempre memoria è un esercizio utile a tutti ed in ogni contesto – prosegue Vaia – Degli accadimenti avvenuti in questo quadriennio, dalla presenza della coppia cinese in poi, restano scolpiti alcuni momenti chiave: il coraggio dato agli italiani, fin da subito, mentre da più parti ci si nascondeva o si lasciava andare al più nero pessimismo – racconta – La forza positiva del popolo che ci ha creduto, il grande lavoro degli operatori sanitari fotografato in due momenti distinti: la festa della Repubblica con Mattarella il 2 giugno allo spallanzani ed il G20 con i camici bianchi trani grandi della terra ed il loro grazie". "Nel mentre conviviamo anche con il Sars-Cov-2, come da tempo previsto, rendiamo centrale la prevenzione nel nostro paese. La prevenzione è la vera attrice del cambiamento – rilancia Vaia – Se adeguatamente supportata sarà l'architrave della sostenibilità del sistema sanitario e darà l'impulso necessario per una sua ripresa". "Le liste d'attesa, la vera vergogna del nostro Ssn, la carenza del personale sanitario, la povertà del territorio, sono le sfide che abbiamo davanti. Le vinceremo se prevarranno l'ottimismo razionale e la voglia di crederci che abbiamo messo nella battaglia che abbiamo vinto", conclude.    —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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